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13.1 Il sistema giudiziario
Un altro settore dove assistiamo oggi ad una situazione caotica e soprattutto inefficiente è quello della giustizia, strutture obsolete, tempi assurdi, magistratura troppe volte al centro degli Organi di Informazione.
A tutto ciò occorre porre rimedio rivedendo il sistema giudiziario e prendendo alcuni spunti dai sistemi dei paesi Europei più avanzati.
Il primo passo è quello di regolamentare i rapporti tra informazione e giustizia: onde evitare strumentalizzazioni politiche, o scandalistiche, occorre porre una forma di censura sugli atti giudiziari, più esattamente occorre porre un divieto di diffusione di informazioni su indagini, avvisi di garanzia e tutto quello che concerne procedimenti giudiziari fino all'avvenuta sentenza di primo grado. In questo modo si permetterebbe alla Magistratura di lavorare serenamente e non sotto pressione dei Media, ma soprattutto si stroncherebbero tutte quelle iniziative pubblicitarie che alcuni settori, peraltro limitati, della Magistratura tendono a sollecitare troppo sovente, ma soprattutto si eviterebbe di utilizzare la Magistratura a fini politici come si è assistito negli ultimi tempi.
Il secondo passo è quello di snellire le procedure giudiziarie dando dei tempi precisi entro i quali la Magistratura deve esprimersi e qualora questa non sia in grado di rispettarli le procedure andrebbero a decadere a garanzia dei cittadini che oggi in alcuni casi diventano delle vittime della giustizia.
Per raggiungere questi obiettivi occorre però un passaggio determinante che è quello dell'adeguamento del personale e delle strutture coprendo i costi con maggiori entrate dalle spese processuali, non gravando sulle casse pubbliche.
13.2 L'indipendenza della magistratura
Un altro principio deve essere ribadito e riregolamentato: quello dell'indipendenza della Magistratura dal Potere politico in entrambe le direzioni. Per realizzare una situazione di questo tipo occorre mettere delle regole precise che impediscano ai Magistrati di entrare in Politica, altrimenti il sospetto che certi provvedimenti vengano presi a fini politici resta nel cittadino.
Stesso problema esiste per i Pubblici Ministeri, vedi Di Pietro. Una professione, svolta a favore della collettività, come il Difensore Civico o il Pubblico Ministero, pone questi professionisti sotto gli occhi di tutti, grazie ad una esagerata campagna promozionale da parte dei mass-media, quando loro, invece, fanno esclusivamente il proprio lavoro.
È necessario quindi che per il Pubblico Ministero, come per il Difensore Civico, si stabilisca almeno un periodo successivo all'interruzione della professione, in cui l'ex-PM non possa partecipare alla politica attiva.
13.3 I tempi della giustizia
Per snellire i tempi della giustizia oltre a imporre dei limiti precisi, nei quali le procedure devono rimanere, occorre decentrare sui giudici di pace tutto ciò che può essere decentrato, e deve essere rivista la struttura territoriale della giustizia.
In pratica occorre non solo fermare la politica di chiusura delle Procure di provincia ma riaprire quelle già chiuse per disintasare la miriade di pratiche che si sono concentrate sui grandi centri e che sono la principale causa del rallentamento dei tempi della giustizia.
13.4 Le strutture
Riaprire le Preture Locali significa rivedere le strutture giudiziarie e il personale ad esse collegate.
Innanzitutto occorre legare il più possibile la Magistratura al territorio inserendo dei meccanismi nei Concorsi di priorità per i residenti sia per i Giudici che per i Cancellieri.
In secondo luogo occorre agire sulle strutture vere e proprie adeguandole alle esigenze zona per zona.
13.5 Il pentitismo
Gli anni '90, nella lotta alla criminalità organizzata, hanno visto il proliferare del fenomeno del pentitismo. Sgravi esagerati delle proprie condanne, promesse di libertà con solo qualche anno di carcere da scontare, hanno portato i mafiosi catturati a diventare collaboratori di giustizia.
Il fatto non è grave solo perché il fenomeno è finanziato dai contribuenti (: sono ormai di opinione pubblica i livelli di vita con cui vivono certi collaboratori), ma più che altro perché rappresenta uno schiaffo morale alla credibilità della giustizia.
Non è ammissibile che, chi si è macchiato di sanguinosi assassini, commercio di stupefacenti, ecc. dopo pochi anni di carcere possa tornare in libertà e praticare la vita di prima.
Lo stesso discorso è valido per i detenuti che, durante i permessi di libertà, compiono degli atti illeciti fino ad arrivare all'omicidio.
13.6 Inasprimento delle pene
Il fenomeno sopra descritto del pentitismo (come tanti altri) deve essere risolto con un inasprimento delle pene. Il collaboratore di giustizia non può tornare in libertà dopo un paio di anni di galera.
Deve sapere che le sue dichiarazioni potranno permettergli una condizione carceraria migliore di quella che avrebbe senza pentirsi. A questo riguardo è necessaria la modifica dell'articolo 41bis in senso restrittivo. E' necessaria l'istituzione vera dell'ergastolo, non solo sulla carta, e di pene esemplari verso coloro che commettono atti di violenza e libidine sulle persone più deboli (es.: donne e bambini).
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