15.1 Cultura
Cultura come punto fondamentale della crescita sociale. Il modello culturale
proposto da un movimento federalista e autonomista deve focalizzarsi sulle
radici della propria Nazione.
Il primo passo è quello di chiarire il significato del termine Nazione che, come
chiaramente espresso dall'Enciclopedia Treccani, significa "un insieme di genti
legate da comunanze di tradizioni storiche, usanze, lingua, costumi, le quali
hanno coscienza di tali comuni vincoli".
Da ciò si evidenzia l'esistenza di 4 Nazioni nell'Area Padana e difficilmente si
riesce ad identificare nelle 4 Nazioni Padana che abbiano le stesse
caratteristiche della Nazione Italiana: in entrambi i casi (padano o italiano)
occorre forzare notevolmente il concetto di Nazione avvicinandolo a quello di
Stato sovrannazionale.
Ecco allora la necessita di ricreare un riferimento culturale che in passato era
identificabile nella Patria Italica. Riferimento Culturale che, in un contesto
Federalista, deve essere paritetico alle "culture" limitrofe senza prevaricarle,
ma soprattutto senza essere prevaricato.
Il concetto di "Cultura Subalpina" deve rifarsi in tutte le sue fasi alle radici
di un Popolo che ha avuto secoli di storia comune, di modello economico e
sociale comune, di valori comuni che l'italianizzazione, o meglio la
meridionalizzazione, hanno via via soffocato.
La cultura dell'assistenzialismo, dell'omertà, del clientelismo, hanno
soppiantato in tutta l'Area Padana quei valori legati alla legalità, alla
passione per il lavoro, al ruolo della famiglia, tipici delle nostre terre.
Cultura quindi non tanto intesa come lingua, ma come concetto più generale di
modello sociale e di vita: un modello che deve essere contrapposto ai modelli
che ci vengono inculcati da un lato dalla sinistra con il mondialismo,
rappresentato dalla società multirazziale che solo ora sta facendo registrare il
suo totale fallimento, e dall'altro lato dal centro-destra che è nei fatti più
che nelle parole, fautore del consumismo fine se stesso. Preoccupanti sono le
parole di Berlusconi che al vertice G7 di Napoli si vantava di aver introdotto
in Italia il modello sociale americano: modello sociale antitetico a quello
autonomista e federalista di una Europa che ha nelle sue differenza una forza
culturale legata ad un passato storico e glorioso e fulcro dello sviluppo di
tutta l'umanità.
15.2 Il plurilinguismo sul modello svizzero
La questione linguistica deve comunque essere posta nel momento in cui si ricrea
un modello Culturale Nazionale
Questione linguistica che non può ignorare le diversità esistenti all'interno
della Padania. Infatti si devono respingere le tentazioni centralistiche
oppressive subite con l'italianizzazione delle nostre terre lanciando pericolose
e perdenti crociate localistiche.
Occorre ad esempio prendere atto che nell'area identificabile con la Nazione
Subalpina si parlano almeno 4 lingue: il Piemontese, l'Occitano (meglio noto
come Provenzale o Langue d'Oil), il Francese e necessariamente l'Italiano.
Il modello pluriinguistico deve essere vissuto come un momento di grande
crescita culturale: il vicino esempio svizzero deve essere un riferimento
preciso. Inoltre è noto che lo sviluppo culturale dei plurilingue è superiore a
quello dei monolingue.
Spetterà poi ai singoli Comuni previa adeguati studi collocarsi in una delle
aree linguistiche indicate lasciando comunque la possibilità a livello di
singolo Comune di un bilinguismo ufficiale, soprattutto per quanto riguarda gli
atti pubblici. Questo sarebbe inoltre una garanzia di integrazione per fenomeni
migratori e garanzia di privilegio occupazionale nei posti pubblici dei
residenti o, in seconda battuta di coloro che intendono integrarsi in una
comunità.
15.3 Le identità Padane
Le identità Padane non devono essere ricercate su un modello o su modelli
linguistici, ma su modelli, peraltro già esistenti e tangibili, di valori che
accomunano un Popolo, un insieme di Genti che intendono ivi riconoscersi.
Nota, infatti, è, ad esempio, la riservatezza subalpina, l'immobilismo,
l'attaccamento al lavoro e alla famiglia. Su questi punti occorre lavorare per
rivalutare l'identità Subalpina.
15.4 Rivalutazione del patrimonio culturale locale
Il passaggio più importante di tutto ciò che riguarda la cultura è il legame con
le proprie radici, che non significa ritornare al passato, ma conoscere il
proprio passato, rivalutarlo e rispettarlo per affrontare il proprio futuro con
la forza delle proprie radici.
Su questo principio occorre lavorare concretamente e lo sbocco naturale
pragmatico è la rivalutazione del patrimonio culturale locale che si può
realizzarsi in alcuni punti:
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rivalutazione e potenziamento
della rete museale; |
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potenziamento delle strutture
bibliotecarie legate alle tradizioni locali ed in particolare fondazione
di una Biblioteca Piemontese per raggruppare tutta l'editoria storica e
moderna con lo scopo di rilanciare la tutela delle 4 Culture Nazionali, base
delle radici del nostro popolo. |
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recupero della toponomastica
originaria e, ove necessario, bilingue o plurilingue; |
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istituzione di spazi o corsi di
lingua e cultura locale in tutte le scuole dalle Elementari
all'Università; |
15.5 La Lingua Nazionale
4 Capitali per 4 Culture Nazionali.
Quando si parla di cultura, di radici culturali si pensa anche alla lingua, ed è
proprio da questa base che si può recuperare una politica culturale veramente
vicina alle nostre radici.
Lingua e letteratura delle 4 nazioni Padane devono avere, nelle aree storiche,
un proprio ruolo all'interno della scuola, dalla materna all'Università. Sarà
necessaria, inoltre, l'istituzione di un Complesso Culturale nazionale nelle 4
Capitali Storiche, con Biblioteca storica e linguistica, spazi per convegni e
iniziative.
16.1 Scuola
La scuola merita un'attenzione particolare: deve ritornare ad avere il ruolo
fondamentale di formazione dei giovani e abbandonare il concetto di parcheggio
per aspiranti disoccupati che col tempo ha acquisito.
Per questo motivo la Classe Politica dovrà dedicare molte risorse finanziarie e
non per cambiarne il livello qualitativo e funzionale.
Innanzitutto occorre garantire la capillarità della scuola di base sul
territorio.
La politica di smantellamento delle scuole Elementari e Medie nei Paesi deve
vedere una netta inversione di tendenza. La scuola deve essere il principale
servizio fornito dallo Stato.
Infine occorre impedire che la scuola diventi un punto di propaganda politica:
troppo spesso, infatti, la demagogia, soprattutto di sinistra ha monopolizzato
la scuola utilizzandola come strumento formativo politico, fin dalla scuola
dell'obbligo.
16.2 Interconnessione scuola - lavoro
La vera innovazione del settore dovrà essere apportata nella gestione del
rapporto tra scuola e lavoro. La Classe Politica dovrà, infatti, attivare un
meccanismo di avvicinamento tra la scuola e le aziende operanti sul territorio
di competenza delle singole scuole, affinché sia favorito l'inserimento
occupazionale dei residenti utilizzando anche una diversificazione di tariffe
per servizi o direttamente una contribuzione per quelle strutture che aderiranno
all'iniziativa.
Lo scopo principale di questa proposta è quello di favorire l'occupazione
giovanile all'uscita dal periodo scolare e evitare ai residenti di dover cercare
occupazione fuori dal comune con tutti i costi personali e pubblici di
pendolarità.
16.3 Programmazione scolastica
Con la programmazione scolastica si introduce nella società attuale un concetto
innovativo.
Un passaggio chiave se si vuole elaborare una seria politica sociale del lavoro.
Programmazione scolastica significa:
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elaborare delle previsioni di
richiesta lavorativa del tessuto economico, produttivo e sociale a
medio e lungo termine; |
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selezionare con test
attitudinali gli aspiranti allievi; |
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far avanzare di pari passo la
preparazione scolastica con la pratica nel mondo del lavoro orientando
gli interessati verso le aziende. |
Tutto questo vuol dire grande collaborazione tra mondo imprenditoriale,
struttura scolastica e apparato pubblico che recupererebbe quel ruolo di
programmazione che gli compete.
16.4 La classe docente
Un altro aspetto da affrontare è quello della preparazione della classe docente:
un maggiore severità nei concorsi si rende necessaria: non si possono più
tollerare insegnanti con conoscenze della lingua italiana a livello
"extracomunitario" con accenti lontani da quello italiano.
Non bisogna mai dimenticare che la classe docente è la base della formazione
delle future generazioni.
16.5 Risanamento degli edifici scolastici
Un intervento mirato sul risanamento degli edifici scolastici è obbligatorio
visto il degrado in cui queste strutture versano. Il calo delle nascite pone
inevitabilmente il problema della razionalizzazione dei complessi scolastici con
la conseguente chiusura esclusivamente nelle aree urbane, dove il servizio
scolastico resterebbe garantito, di quelli obsoleti difficilmente adeguabili
alle normative: necessaria quindi la variazione di utilizzazione, fino alla
cessione a privati. L'operazione permetterebbe di reperire i fondi per
ammodernare le strutture che resteranno in funzione e ridurre i costi di
gestione del settore.
16.6 Scuola privata
Un discorso a parte merita la Scuola Privata. In una società che si rispetti si
presuppone che il Servizio scolastico sia funzionale: purtroppo oggi questo non
accade, anzi abbiamo sotto gli occhi una scuola pubblica allo sbando,
politicizzata, culturalmente ed "etnicamente" monopolizzata.
Quindi è sacrosanto il ruolo della Scuola Privata. Ai cittadini che sceglieranno
la scuola privata in alternativa alla pubblica dovranno essere garantiti gli
stessi servizi tramite l'erogazione di contributi direttamente agli utenti (vedi
buoni Mensa) e comunque la detrazione della spesa dalla dichiarazione dei
redditi. Si dovrà inoltre considerare la scuola privata alla stessa stregua
della pubblica per l'accesso a tutte le iniziative per le scuole.
17.1 L'Università
L'Università deve riacquisire il suo ruolo portante: quello di preparazione e
formazione della classe dirigente di un Paese ed abbandonare quello di
parcheggio di lusso per aspiranti disoccupati.
E' inconcepibile, infatti, che uno studente di Economia si laurei senza avere la
minima conoscenza del sistema fiscale sia sotto il profilo legislativo che sotto
quello contabile...
E' altrettanto assurdo che la formazione universitaria Padana sia concentrata
prevalentemente sulle grandi città. E' indubbia la necessità di riformare
radicalmente l'Università.
17.2 I Rettorati in provincia
La prima riforma deve toccare la struttura universitaria. Occorre in pratica
rivedere territorialmente le Sedi dei Rettorati elaborando un piano territoriale
che riguardi tutti i grandi centri Padani secondo le richieste e soprattutto
seguendo gli spazi lavorativi di zona.
17.3 Interconnessione Università - mondo del lavoro
Una seconda e grande riforma deve toccare la qualità dell'insegnamento
universitario: l' università deve in pratica diventare l'anticamera per il
lavoro sostituendosi alla miriade di corsi di formazione professionale di alto
livello che oggi devono essere organizzati per permettere ai laureati di
inserirsi attivamente nel mondo del lavoro.
Ciò che deve essere realizzato nella scuola secondaria deve essere attivato
anche a livello universitario: occorre infatti attivare le aziende che
necessitano di personale laureato dandogli la possibilità di scegliere e provare
i laureandi nel periodo finale degli studi (almeno 12 mesi).
17.4 Programmazione universitaria e numero chiuso
Terza grande riforma quella che riguarda l'accesso.
Per evitare che l'Università diventi un parcheggio di disoccupati occorre
dettare delle regole precise:
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l'Università deve essere
assolutamente gratuita (anche per quanto riguarda i testi) per tutti
coloro che sono in regola con gli esami, e nei casi di votazioni elevate a chi
appartiene a famiglie impossibilitate deve essere corrisposto un rimborso
spese mensile; |
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l'accesso alle singole
Facoltà può avvenire solo previo passaggio di test attitudinali, non
necessariamente legati alle conoscenze già acquisite dai singoli; |
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può essere prevista una
possibilità di frequenza anche ad altri soggetti che però dovranno
essere esclusi da qualsiasi costo per la collettività e dai meccanismi di
interconnessione tra Università e mondo del lavoro. |
Per la realizzazione di simili riforme bisogna però prevedere un'Università
collegata con la programmazione Sociale ed Economica a livello nazionale che sia
essa stessa in grado di prevedere in linea di massima le necessità del mercato
del lavoro in periodi medio lunghi.
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