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ECONOMIA
Tre anni di vita per l’Euro
Londra 16 aprile 2010 - Nell’ultimo editoriale dell’Economist, il più qualificato giornale economico d’Europa si fanno i conti all’Eurozona. Senza riforme strutturale non c’è futuro per Spagna, Portogallo e Italia che non potranno beneficiare del salvataggio della BCE "Tre anni per salvare l'euro", questo è il titolo.
Sottolineando che il prestito deciso dall'eurozona in coordinamento con l'Fondo Monetario Internazionale “non ha eliminato il rischio di fallimento della Grecia”, il settimanale inglese osserva che “il pacchetto di salvataggio farà prendere tempo, tre anni, per contenere le conseguenze negative di una possibile bancarotta greca".
L'Economist spiega poi “le ragioni per cui l'Europa non può assolutamente permettersi il collasso di Atene: primo, perché porterebbe con sé il serio rischio di innescare crisi in Portogallo, Spagna e anche Italia, gli altri Paesi dell'area euro che soffrono della stessa combinazione di deficit enormi, prospettive di bassa crescita e alto debito pubblico.
Secondo, perché il collasso potrebbe avere conseguenze anche sul fragile sistema bancario europeo".
Da qui il monito del giornale perché "le economie vulnerabili dell'area euro usino i prossimi anni per convincere i mercati che non sono come la Grecia: questo richiederà austerità fiscale e riforme strutturali per migliorare la competitività e rafforzare la crescita".
"Senza l'opzione di una svalutazione della moneta - chiude l'Economist - Paesi come Spagna, Portogallo e Italia non hanno altra alternativa che contenere i costi del lavoro e fare le riforme per aumentare la produttività, specialmente attraverso la liberalizzazione del mercato del lavoro... Sarebbe un errore se paesi come Spagna e Italia pensassero che se saranno in difficoltà potranno essere salvati come la Grecia: né l'Unione Europea, né la BCE e tanto meno il Fondo Monetario Internazionale potrebbero permetterselo".
A commento di questa notizia il Segretario Nazionale del Movimento No Euro e Consigliere Provinciale di Torino di Lega Padana Piemont, Renzo Rabellino ha ricordato che “queste previsioni erano già state fatte dal Movimento No Euro, quando questo fu introdotto allorquando tutta la classe politica italiana rideva su queste previsioni imbonita dai grandi gruppi finanziari rappresentati dal sistema bancario”.
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